I lettori con più primavere sulle spalle forse si ricorderanno un divertente quanto insensato luogo comune di qualche anno fa, secondo il quale le mancate conversioni di alcuni giochi giapponesi in occidente erano da imputare a chi comprava import.
Panzane, direte giustamente voi, poiché nel quadro generale del mercato dei videogame gli utenti che comprano import sono una piccolissima e trascurabile minoranza.
In questi giorni però, si è tentato di approdare al livello successivo, affiancando al messaggio “non comprare import” uno ancora più pretenzioso e coercitivo. Questo grazie a Kevin Jowett, direttore commerciale di Sony nel Regno Unito.
In un’intervista rilasciata alla rivista MCV, infatti, Jowett ha attaccato senza mezzi termini il mercato dell’usato, sempre più diffuso anche grazie alle iniziative di alcune grandi catene di negozi, affermando che esso danneggerebbe le nuove uscite facendole percepire (e qui non ho davvero più parole, Ndr) come “troppo costose” e togliendo loro spazio e visibilità sugli scaffali.
Lo stesso Jowett si è però affrettato a difendere la linea Platinum (i quali giochi, guardacaso, costano più o meno come un usato e “rubano” la stessa quantità di spazio sugli scaffali) che ripresenta i maggiori successi PlayStation a prezzo scontato, precisando che mentre un titolo Platinum è senza dubbio un classico, un gioco usato può riservare brutte sorprese (in quanto il suo unico appeal si troverebbe nel prezzo).
Vorrei provare a dare 30 calci in culo a Jowett e poi, dopo qualche giorno, dargliene altri 60: così riuscirebbe anche lui a percepire che in confronto a 60, oggettivamente troppi, 30 sono molto meno dolorosi.
Nel frattempo, voi lettori, badate di non spendere meno di 59€ per un gioco. E se avete pochi soldi e ne dovete spendere per forza 30, badate che non si tratti di usato ma di un titolo della linea Platinum per Playstation, altrimenti sarete tacciati di essere dei mascalzoni che rovinano il mercato dei videogiochi.