Gears of War 2: la recensione

Gears of War 2: la recensione

Gears of War 2 è finalmente arrivato nei negozi di tutto il mondo. Uno dei titoli più attesi in questo pirotecnico anno 2008, che si sta concludendo con un’overdose di capolavori mai vista prima, è finalmente tra le nostre mani.

Quando si parla di un un capolavoro che ha venduto milioni di copie ed è stato uno dei titoli più giocati nella storia di Xbox Live è inevitabile stare sulle spine e temere che il suo seguito non sia all’altezza o che sia una semplice minestra riscaldata, creata ad hoc per cavalcare l’onda del successo.

A due anni di distanza da Gears of War, Epic Games cala di nuovo l’asso e catalizza l’attenzione dei possessori di Xbox 360 con un prodotto che, in un modo o nell’altro, farà parlare di sé molto a lungo.

Andiamo dunque a vedere cosa si è inventato quel mattacchione di Cliff Bleszinski per mantenere la serie ai livelli astronomici raggiunti con il primo capitolo.

UNA VITA DA LOCUSTA

Due anni fa l’avventura si era interrotta quando i COG erano trionfalmente riusciti a far esplodere la bomba solare nelle gallerie sotterranee. Purtroppo ciò non ha fruttato gli effetti sperati: le Locuste non sono state sterminate e molto Imulsion è evaporato causando un’epidemia che ha decimato la popolazione mondiale. Le mostruose creature si sono velocemente riorganizzate e hanno sferrato attacchi feroci, facendo addirittura sprofondare due città nel sottosuolo. Sei mesi dopo la bomba di luce, la resistenza umana non ha quindi scelta: si deve tentare il tutto per tutto distruggendo il quartier generale delle Locuste ed uccidendo la Regina. Compito che, naturalmente, non può essere affidato ad altri se non la squadra Delta.

Il giocatore vestirà nuovamente i panni di Marcus Fenix, aiutato dal fedelissimo Dominic Santiago. Naturalmente nell’arco dell’avventura verranno introdotti nuovi personaggi e torneranno alcune vecchie conoscenze, e il primo degli aspetti in cui si nota un miglioramento è proprio la narrazione, il modo di raccontare e legare fra loro gli eventi. La trama è resa più coinvolgente da una sceneggiatura scritta in modo decisamente professionale, e addirittura la regia delle sequenze d’intermezzo ci è parsa due spanne sopra quanto visto nel primo Gears of War. In questo contesto il giocatore si appassiona particolarmente agli eventi, che si tratti della preoccupazione di Dominic per la moglie scomparsa o del terrore per un’eventuale caduta di Jacinto.

VIAGGIO AL CENTRO DELLA TERRA

Le meccaniche di gioco sembrano affinate e perfezionate quel tanto che basta per restituire un feeling di immediatezza e controllo maggiori. Il nocciolo è sempre lo stesso, ma tutto sembra leggermente più “pulito” ed efficace. Il risultato è incredibilmente solido, e nella stragrande maggioranza dei casi si ha la piacevole sensazione che il gioco offra esattamente quello che uno titolo d’azione/sparatutto dovrebbe offrire. Le movenze a disposizione di Marcus sono rimaste pressoché invariate, ma è ora possibile uccidere le Locuste agonizzanti con vere e proprie esecuzioni o addirittura usarle come scudo vivente.

L’alternanza fra sparatorie, fasi di esplorazione, fasi di guida e scene di intermezzo è ben congeniata per mantere sempre alto l’interesse dell’utente. Le nuove armi non sono particolarmente ispirate ma aggiungono un tocco di varietà non indifferente. Interessanti soprattutto le nuove pistole, il nuovo fucile “‘d’ordinanza” delle Locuste e naturalmente il lanciafiamme. Purtroppo nessuna delle novità introdotte ha il carisma e il fascino di un Arco Torque o del classico Lancer. A parità del livello di difficoltà ci è parso che Gears of War 2 sia più facile del predecessore, cosa che potrebbe far storcere il naso ai puristi che amano un adeguato livello di sfida anche in single player. Alcuni nemici sono troppo prevedibili, e la vastità degli ambienti aiuta a tenere le Locuste a debita distanza, rischiando il meno possibile.

Una cosa che non è sicuramente migliorata – anzi a nostro avviso è addirittura peggiorata – è la guidabilità dei mezzi terrestri, sempre più macchinosa e poco intuitiva. L’intero livello alla guida del mezzo corazzato ci è parso un mero pretesto per dare quel tocco di varietà al gioco: nonostante sia ambientata in un paesaggio spettacolare, questa particolare sequenza di gioco non offre un livello di sfida adeguato (con un po’ di cautela è praticamente impossibile morire) e risulta quasi superflua. Con un limite di tempo si sarebbero risolti parte di questi problemi.

L’intelligenza artificiale dei nemici sembra essere rimasta la medesima, senza infamia e senza lode. Un’eccezione però va fatta per le Locuste dotate di lanciafiamme, talmente stupide da risultare esileranti: questo tipo di nemici rimane allo scoperto per provare a colpire Marcus e soci anche da distanze siderali, ma vista la cortissima gittata della loro arma ottengono il solo risultato di venire massacrati in tutta facilità (naturalmente in spazi stretti e chiusi il discorso cambia). Come promesso più volte da Cliffy B il gioco è ancora più splatter e sanguinolento, per la gioia degli adoratori dell’ultraviolenza. Rimangono però un ottimo senso dello humor e la natura stessa di alcuni personaggi come Cole o Carmine a stemperare toni altrimenti troppo drammatici.

La longevità della campagna per giocatore singolo, infine, è senza dubbio superiore a quella vista in Gears of War, e garantisce almeno 14-15 ore di gioco in media.

MULTIPLAYER

Che dire del multiplayer di uno fra i titoli più giocati su Xbox Live negli ultimi due anni? Semplicemente che gli appassionati ritroveranno tutto quello che hanno amato in passato, rafforzato da nuove aggiunte. La prima novità che salta all’occhio è quella del numero massimo di partecipanti, salito da 8 a 10. Alle già collaudate Zona di Guerra, Guardiano, Compagno, Capitolazione, Esecuzione, Annessione (Annex) e Re della Collina si aggiunge Orda, modalità cooperativa dove un massimo di cinque giocatori dovranno respingere ondate di Locuste assetate di sangue. E non dimentichiamo la campagna cooperativa, dove è possibile affrontare l’intera avventura del single player con l’aiuto di un amico. Le mappe sono un totale di 15, di cui 10 totalmente nuove e 5 riprese dal primo Gears of War. Simpatica anche la possibilità di scattare foto durante le sessioni multiplayer, e poi poterle salvare e condividere.

Giudicare serenamente un aspetto come il multiplayer dopo così pochi giorni è difficile, perché la natura stessa delle partite online implica una profonda conoscenza di mappe e meccanismi. A noi è parso solido e divertente come in passato (fantastica la modalità Orda), ma sono emerse alcune differenze da non prendere sottogamba. Il nuovo bilanciamento delle armi fa storcere il naso a più persone, soprattutto per quanto riguarda motosega (troppo potente), arco torque (idem) e fucile a pompa (molto indebolito). Queste sbavature creano malcontento in particolar modo fra i giocatori più esperti, che si ritrovano “livellati” con i novellini e non hanno più il giusto appagamento nell’utilizzare armi che un tempo richiedevano una certa dose di abilità per essere efficaci. E’ inoltre da sengnalare un sistema di matchmaking troppo lento e macchinoso. Speriamo in una patch prima possibile.

GRAFICA E SONORO

Il colpo d’occhio offerto da Gears of War 2 è di sicuro impatto, e per quanto il gioco sia più curato a livello tecnico è il lato artistico che fa registrare il miglioramento più marcato. Il numero di poligoni mossi contemporaneamente è notevole, e così la vastità degli ambienti, molto aumentata rispetto al primo capitolo. Anche l’illuminazione sui modelli poligonali è stata completamente rivista con un nuovo sistema che dona un realismo maggiore e permette di apprezzare un più alto numero di dettagli. I nuovi algoritmi che permettono la distruzione degli ambienti sono all’altezza delle aspettative, ma vengono utilizzati meno di quanto ci si aspettasse. Quel che non convince completamente sono ancora alcuni interni e l’utilizzo di alcune ombre, ma la valutazione complessiva è senza il minimo dubbio ottima.
Menzione particolare per il lato artistico, già consistente in Gears of War ma portato a livelli di eccellenza in questo secondo capitolo: spesso vi capiterà di rimanere fermi ad osservare il paesaggio circostante, rapiti dalla bellezza degli ambienti che gli artisti della Epic hanno confezionato, che questi siano una foresta, un edificio abbandonato, una caverna o una piccola cittadina di montagna. Semplicemente fantastico.

Le musiche d’accompagnamento sono semplicemente perfette, e grazie all’alternanza di un assoluto silenzio riescono a sottolineare magistralmente le emozioni che il gioco prova a trasmettere. Buono il doppiaggio italiano, anche se consigliamo a chiunque capisca l’inglese di impostare la console in lingua anglosassone e godersi lo strepitoso doppiaggio originale, in cui spicca la straordinaria interpretazione di John DiMaggio – già noto per dare voce al robot Bender di Futurama – nel ruolo di Marcus Fenix.

COMMENTO FINALE

Pur non essendo privo di difetti Gears of War 2 si candida di diritto per entrare nella classifica dei cinque migliori giochi del 2008. Migliorato da ogni singolo punto di vista rispetto al suo predecessore, il capolavoro degli Epic Games offre una giocabilità immediata e divertentissima, una grafica buonissima a livello tecnico e addirittura fantastica a livello artistico, una longevità aumentata, un multiplayer (potenzialmente) solido come una roccia e una sceneggiatura più curata. L’unico problema di un certo rilievo è proprio il multiplayer competitivo, nella quale le armi sembrano troppo sbilanciate. Per fortuna non si tratta di nulla che non si possa risolvere con una bella patch.

In definitiva, i pochi che non hanno amato il primo Gears of War difficilmente cambieranno idea con questo sequel, ma tutti gli altri non abbiano paura di annoiarsi: Gears of War 2 è un titolo da avere per forza, uno di quelli da cui l’appassionato non può prescindere. La recensione è finita, andate e comprate in pace.

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