Dopo aver definito PlayStation Vita “un enorme flop“, Rob Fahey di Games Industry torna a parlare della situazione in cui versa Sony, utilizzando toni piuttosto forti e arrivando ad etichettare come “terribile” questa intera generazione di prodotti.
Secondo Fahey, dopo la dipartita del “padre fondatore di PlayStation” Ken Kutaragi il colosso giapponese avrebbe offerto performance “indubbiamente molto distanti dall’essere impeccabili” e finanziariamente addirittura “sull’orlo del disastroso“. Ciò è confermato dalla situazione economica di Sony, mai stata così preoccupante in tutta la sua storia.
«Sony ha avuto una generazione miserabile nel mercato delle console casalinghe. Si è vista scappare via Nintendo al ritmo di vendite che una volta erano di PlayStation 2, mentre ha dovuto dividere il restante mercato con Microsoft. PlayStation 3 non ha fatto poi così male, non è stata un fallimento completo come alcuni potevano temere, ma mio Dio, ha dovuto passare alcuni anni molto traumatici solo per assicurarsi un secondo posto pari merito sul mercato, e ciò non è affatto divertente per chi in passato è stato il campione che ha conquistato ogni cosa»
Dopo mettere in evidenza molti sbagli strategici di Sony, come ad esempio non aver investito abbastanza e fin da subito sullo sviluppo della piattaforma online, oppure di poggiarsi ancora su di un modello di business per le console portatili obsoleto, Fahey sostiene che per evitare di incunearsi troppo in un tunnel oscuro, soprattutto con PlayStation Vita, Sony dovrà essere più flessibile e imparare cose nuove:
«Imparare, e farlo velocemente, e non sottovalutare che difficile presa di coscienza possa essere questa per un colosso come Sony, che in passato vedeva pendere dalle sue labbra qualsiasi grosso sviluppatore di terze parti. […] Sony potrebbe seguire la strategia di Nintendo, focalizzando i suoi sforzi sui titoli first-party e second-party, costruendo una piattaforma per gente che vuole giocarsi le incredibili esclusive Sony e lasciando le terze parti libere di saltare sul carro, se lo vorranno. Oppure, potrebbe andare nella direzione opposta e seguire l’esempio di Apple, aprendo una piattaforma su cui chiunque possa sviluppare con pochi soldi, e pubblicare materiale con il minimo sforzo»
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