Sin dal suo annuncio, avvenuto nelle infuocate giornate che hanno preceduto l’E3 2015, Fallout 4 è balzato in cima alla lista dei videogiochi più attesi dagli appassionati, calamitando le attenzioni della stampa di settore con le spettacolari immagini e scene di gameplay dateci in pasto da Bethesda durante e dopo la fiera videoludica di Los Angeles.
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Nel corso degli ultimi dieci giorni, i supermutanti e i ghoul che popolano le macerie della Boston post-atomica di Fallout 4 ci hanno letteralmente rubato il sonno: le 70 e passa ore di gioco macinate costruendo accampamenti e abbattendo predoni con la versione PS4 del kolossal ruolistico di Bethesda ci hanno permesso di giungere ai titoli di coda della trama principale esplorando solo una piccola frazione di un mondo di gioco ancora in larga parte sconosciuto, e questo la dice lunga sulla mole di contenuti riversati su disco dagli autori americani.
La recensione che vi proporremo quest’oggi, quindi, non andrà a sviscerare i misteri più reconditi del titolo ma di certo vi aiuterà a capire se la ciclopica e multisfaccettata esperienza ruolistica di Fallout 4 possa fare o meno al caso vostro.
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COSA CI PIACE
Mostruosamente ricco di contenuti
Superato agilmente un preambolo narrativo davvero ben fatto e ricco di fascino ma così lineare da risultare fuorviante, gli emuli del Viandante solitario di Fallout 4 vengono letteralmente catapultati all’interno di un teatro digitale così vasto da dare alla testa. Nel giro di un’oretta scarsa, le familiari quattro mura della propria villetta di periferia si trasformano in un dedalo infernale di foreste radioattive, di accampamenti popolati di creature deformi e di città devastate dalle bombe.
Decidendo di raccontarvi la nostra esperienza tra i misteri e le infinite bizzarrie che imperlano la dimensione sci-fi di Fallout 4, però, rischieremmo di incappare nel più becero degli spoiler: ogni giudizio sulle avventure che abbiamo vissuto, sulle attività che abbiamo svolto e sui personaggi con i quali siamo entrati in contatto all’ombra dei grattacieli semidistrutti dell’area urbana della vecchia Boston, finirebbe infatti con lo sminuire le emozioni che proverete quando, in piena libertà, deciderete la strada da far percorrere al vostro alter-ego.
L’elemento distintivo della trama di Fallout 4 sta proprio nella sua vocazione free-roaming: la linea narrativa principale si scioglie in mille rivoli sin dalla fine del prologo-tutorial, obbligando il sopravvissuto del Vault 111 a ingegnarsi per acquisire l’esperienza, gli alleati e gli elementi di equipaggiamento necessari a progredire nella storia. Visitando centinaia di punti di interesse, occupandoci delle infinite missioni proposteci dai PNG, approfondendo la conoscenza delle diverse fazioni del Commonwealth e prodigandoci nella costruzione degli insediamenti, diventa chiaro come la vera ragione del viaggio intrapreso dal Viandante di Fallout 4 non va ricercata tra le pieghe narrative della storia principaale ma sta, appunto, nel viaggio stesso.
Gameplay profondo e divertente
Il sistema di gioco di Fallout 4 pesca a piene mani dalle precedenti produzioni ruolistiche di Bethesda ma getta uno sguardo al futuro attraverso delle innovazioni più o meno evidenti che toccano ogni aspetto dell’opera, a cominciare dal modulo FPS.
Nel novero degli interventi compiuti dai ragazzi di Bethesda per svecchiare le dinamiche sparatutto dei capitoli precedenti, infatti, citiamo l’aggiunta del tasto di scelta rapida per equipaggiare e lanciare le granate, la trasformazione dell’armatura atomica in un “bene di rifugio” a cui ricorrere saltuariamente per abbattere i nemici più ostici, la reinterpretazione bullet-time del sistema di mira assistita SPAV, la presenza di nemici di livello Leggendario e l’abbandono del livello di esperienza massimo (un aspetto, quest’ultimo, che consente agli utenti di riempire col tempo le barre delle abilità S.P.E.C.I.A.L. del proprio personaggio per sbloccarne tutti i Talenti).
Più che ad una semplificazione delle meccaniche dei precedenti episodi della serie e, più in generale, dell’intera opera ruolistica bethesdiana successiva a Morrowind, assistiamo quindi ad una razionalizzazione che ha lo scopo di lasciare spazio ad altri “elementi di intrattenimento” come il crafting e la gestione degli insediamenti di fortuna. Sia il modulo di creazione delle armi, delle armature e degli oggetti consumabili che la funzione “simil-Minecraft” legata alla costruzione e alla difesa delle roccaforti dei Minutemen si ancorano al nuovo sistema di looting escogitato dai ragazzi di Bethesda per calarci in un contesto post-apocalittico dove tutto, ma proprio tutto ciò che può essere raccolto deve essere sfruttato per migliorare le proprie condizioni di vita e quelle di chi ci è amico (companion inclusi).
Quasi fosse una gigantesca matrioska virtuale, il sistema di gioco di Fallout 4 ha una struttura profondamente stratificata e ci vuole del tempo per capire cosa fare e come comportarsi all’interno di un mondo che fa di tutto per nasconderci lo scopo e i reali obiettivi del nostro viaggio. La mostruosa longevità del titolo, potenzialmente in grado di regalare 400 ore di gioco, rende bene l’idea di “videogioco free-roaming totale” espressa a più riprese da Todd Howard e rappresenta, nel bene e nel male, l’esperienza videoludica complessiva che attende gli appassionati di sparatutto con il pallino per i GDR sandbox.
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Atmosfera straordinaria
Pur senza essere tecnologicamente all’altezza delle produzioni free-roaming più recenti, Fallout 4 vanta uno dei comparti artistici più curati e autentici degli ultimi anni. La Zona Contaminata di Boston ha un’atmosfera unica, ogni zona che la compone è perfettamente riconoscibile dalle altre (interni degli edifici permettendo) e il sottobosco di missioni e di eventi che coinvolgono gli abitanti danno vita ad un mondo vibrante, con una storia e una “mitologia post-atomica” tutta propria. Ogni edificio di fortuna, grattacielo, albero o mucchio di rottami visualizzato a schermo è il muto testimone di un olocausto che viene rievocato dalle grida ininterrotte di schiere di supermutanti, ghoul, predoni, sintetici e abomini radioattivi che percorrono le strade dissestate della civiltà in rovina assieme alle carovane di bramini.
L’utilizzo di una palette cromatica decisamente più accesa rispetto a quella di Fallout 3 e di New Vegas (giustificata narrativamente dalla lontananza con le aree più bombardate degli Stati Uniti nel corso della guerra sino-americana del 2077) rientra in quest’ottica e contribuisce a spezzare la monotonia degli scenari dei precedenti episodi rendendo ancora più indimenticabile l’esperienza free-roaming, specie nei lunghi spostamenti in cui è possibile apprezzare le differenti illuminazioni ambientali nell’alternanza tra il giorno e la notte.
L’unica nota stonata dell’opera, e non solo sotto il profilo estetico ed “emozionale”, è rappresentata dal sistema scelto dagli autori di Bethesda per gestire i dialoghi attraverso quattro risposte che si limitano ad offrire una sorta di “interpretazione ermetica” alle parole realmente pronunciate dal nostro alter-ego: una maggiore cura in tal senso, magari con delle risposte più sintetiche ma “autentiche”, avrebbe certamente contribuito ad elevare il tenore qualitativo della trama (non solo di quella della linea narrativa principale).
In chiusura di paragrafo non possiamo non lodare Bethesda per la passione dimostrata nel doppiare ogni singola linea di dialogo (italiano incluso) e nell’offrirci un comparto sonoro semplicemente perfetto, con canzoni popolari americane degli anni ’40 e ’50 alternate a brani strumentali di musica classica sia nota che completamente originale.
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COSA NON CI PIACE
Grafica poco next-gen
Il lungo percorso di sviluppo intrapreso dai ragazzi di Bethesda per dare forma al progetto di Fallout 4 è iniziato quattro anni fa, ben prima dell’annuncio delle specifiche hardware dell’attuale ciclo di console Sony e Microsoft: utilizzando una versione evoluta del Creation Engine , i designer e i programmatori al seguito di Todd Howard hanno sacrificato la componente grafica sull’altare dello sviluppo cross-generazionale.
Dal punto di vista strettamente tecnologico, Fallout 4 è inferiore alla maggior parte dei GDR a mondo aperto più recenti: i modelli poligonali di personaggi, creature ed elementi architettonici sono basilari, le texture hanno una scarsa definizione, mancano gli effetti grafici più moderni e si avverte un vuoto evidente nelle animazioni degli NPC e dei nemici.
Nonostante gli evidenti limiti grafici del progetto, però, non ce la sentiamo di criticare il lavoro svolto dai vertici di Bethesda, a cominciare dalla scelta di adottare lo stesso engine di Skyrim: se avessero deciso di attendere l’uscita dei tool di sviluppo più evoluti per le console current-gen o la creazione di un motore grafico ad-hoc in linea con quelli della concorrenza, quasi sicuramente saremmo riemersi dall’inferno criogenico del Vault 111 solo tra qualche anno, e magari non avremmo avuto delle ambientazioni con il medesimo livello di interattività e di personalizzazione del Fallout 4 attuale. I più esigenti, comunque, potranno sempre orientarsi sulle mod grafiche (esclusive della versione PC) che verranno proposte dalla community nel corso dei prossimi mesi.
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Bug, glitch e cali di framerate
Come ogni buon videogioco a mondo aperto che si rispetti, logicamente anche Fallout 4 (versione PS4 con patch di lancio) soffre di tutti quei bug e glitch che accompagnano l’uscita di quei titoli che fanno della libertà di esplorazione la loro stella polare.
La frequenza e il “livello di fastidio” di questi bug, comunque, risulta essere decisamente inferiore a quella riscontrata nelle precedenti produzioni open world di Bethesda, tant’è che in più di 70 ore di gioco non siamo incappati in salvataggi corrotti o in eventi “game-breaking” tanto gravi da averci spinti a ripiegare sul caricamento d’urgenza di un precedente file di salvataggio. Speriamo almeno che i futuri update andranno a risolvere problemi “secondari” come quello legato ai cali di framerate, un errore che si presenta con preoccupante regolarità in aree affollate di nemici o di elementi architettonici (come nell’area urbana della vecchia Boston).
Il particolare approccio adottato dal team di Todd Howard per erigere un mondo di gioco così ricco di fascino, di cose da fare (o costruire) e di luoghi da visitare, comunque, aiuta a rendere più sopportabili le numerose smagliature tecniche rintracciabili nella trama digitale del motore grafico di Fallout 4, e questo non può che farci piacere.
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CONSIDERAZIONI FINALI
Come per ogni kolossal ruolistico che si rispetti, anche per Fallout 4 i giudizi finali sul progetto vengono fortemente influenzati dalle attese, dalle speranze e della esperienze pregresse maturate dallo spettatore e dal recensore di turno: dopo aver indossato la tutina attillata del “crononauta ibernato” del Vault 111 ed aver impresso le prime orme sulle macerie della vecchia Boston, infatti, diventa impossibile esprimere dei giudizi senza lasciarsi condizionare dalle emozioni provate al primo contatto con questo mondo devastato dalle bombe e dalla decadenza della società americana di fine 21° secolo.
Da appassionato della serie di Fallout, e da fan sfegatato dei GDR a mondo aperto di Bethesda sin dai tempi di Morrowind, non posso che guardare a Fallout 4 come ad un capolavoro assoluto, un concentrato di bellezza e di sostanza che non smette di sorprendere e di divertire anche dopo aver macinato decine e decine di ore di gioco. Allo stesso tempo, però, comprendo perfettamente tutti coloro che guardano con scetticismo a questo e a tutti gli altri titoli di stampo puramente bethesdiano, finendo col considerarli come dei moloch inutili, dei mangiatempo immersi in universi pieni di spazzatura da raccogliere attraverso missioni orfane di trama principale e con storie raccontate da un manipolo di personaggi meno carismatici di un tronista.
Fallout 4 è un’esperienza totalizzante, un catalizzatore di emozioni che moltiplica il divertimento di chi apprezza questo genere di videogiochi a mondo aperto ma che non fa niente per convincere gli scettici ad abbracciare la causa del Viandante del Commonwealth. Nel nostro piccolo, possiamo solo evidenziare la mole spropositata di contenuti propostici da Bethesda e la passione dimostrata dal team di Todd Howard nel dipingere un quadro post-atomico artisticamente ineccepibile e dannatamente convincente dal punto di vista ludico, a patto di chiudere un occhio sulle evidenti mancanze tecniche e grafiche che macchiano l’opera nel suo complesso.
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