Tre ragazzi di 24 anni prendono di mira un 14enne in sovrappeso e lo mandano all’ospedale con il colon perforato e in gravi condizioni. Il minore era all’autolavaggio di un’officina specializzata in via Padula quando è stato aggredito da uno dei 24 enni, deriso, denudato e quindi violentato con la pistola ad aria compressa con cui si puliscono le auto.
È purtroppo questo l’ennesimo episodio di bullismo avvenuto a Napoli ai danni di un ragazzo di 14 anni per opera di tre persone più grandi di lui, come vi abbiamo raccontato anche qui su Blogo. Mentre l’autore del gesto è ora accusato di tentato omicidio e i suoi due amici di concorso in tentato omicidio, siamo costretti a registrare anche le solite reazioni che tirano in ballo i videogiochi.
Noi ne faremmo volentieri a meno, ma purtroppo a pubblicare l’attacco di turno sono stati i numerosi siti che hanno raccontato il fatto, tra i quali anche il Corriere, dove si legge la nota congiunta di Donatella Marazziti (docente di psichiatria a Pisa) e Mario Campanella (presidente di Peter Pan onlus):
“I bulli vengono nutriti dai video giochi violenti e dalla totale assenza di sanzioni. Sono almeno 200mila i bulli in Italia, eredi di un nonnismo arcaico e tribale.”
Per l’ennesima volta, c’è dunque chi pensa che siano i videogiochi la causa di tutto, anzi stavolta essi sono addirittura ritenuti il nutrimento dei bulli, che però sono al tempo stesso “eredi di un nonnismo arcaico e tribale”: la coppia si risponde praticamente da sola, visto che il nonnismo arcaico esiste da anni e anni prima che i videogiochi violenti arrivassero a traviare irrimediabilmente le persone. Sempre meglio dare la colpa ai videogiochi, del resto, piuttosto che evidenziare e occuparsi veramente del disagio sociale e familiare che si vive in alcune zone d’Italia (e non solo del Sud).
Siamo tremendamente stanchi di vedere i videogiochi attaccati ancora in questo modo nel 2014, soprattutto come in questo caso specifico dove l’attacco avviene da persone che hanno un passato in cui c’è quantomeno qualche ombra. Facendo una veloce ricerca su Google è possibile infatti leggere di una condanna in Cassazione per lesioni ai danni della stessa Donatella Marazziti, raccontata tra l’altro tempo fa sempre sulle nostre pagine:
La psichiatra Donatella Marazziti era stata condannata per lesioni colpose per aver somministrato – senza la firma del consenso informato da parte dei genitori – uno psicofarmaco antiepilettico per curare l’obesità di una bambina [dell’età di 11 anni, NdR], sfruttando un effetto collaterale della molecola (la riduzione di peso) senza prestare attenzione all’insorgenza di altri effetti avversi del farmaco.
La dipendenza da Ruzzle
Vogliamo chiudere con una piccola risata. Sempre su Google, è possibile trovare traccia del parere di Marazziti e Campanella su Ruzzle e il suo pericolo dipendenza:
È sconcertante la rete trasversale di giochi che coinvolge principalmente gli adulti, divenuti ‘adultescenti’ che sono capofila nella proposizione costante e ossessiva di modalità ludiche e diventano cattivo esempio per i più giovani. In Ruzzle, con 12 lettere bisogna costruire tante parole e questo diventa un esercizio dialogico penoso e perpetuo, che peraltro toglie tempo al lavoro e allo studio, con una competizione che risulta assai incomprensibile e deleteria proprio per la presenza di persone ultraquarantenni”.
E noi che pensavamo fossero “solo” videogiochi…