Quanti di voi sanno che SEGA – o per meglio dire, il suo presidente – tentò disperatamente di salvare il Dreamcast sperando che i giochi di questa console potessero divenire compatibili con la prima Xbox di Microsoft?
Quella che stiamo per raccontarvi è una piccola storia, così come ce ne sono tante. Una storia che però merita di essere raccontata, più per dovere d’informazione che per cercare di comprendere ancora una volta quel nefasto tracollo di una console che in così poco tempo ha saputo regalare così tante cose belle.
Stiamo ovviamente parlando del Dreamcast e di ciò che avvenne nel periodo che precedette la sua inesorabile disfatta. Perché questo settore non è fatto solo di pixel e cose simili, ma anche di persone e di vicende che ne hanno decretato e ne decretano tutt’ora il suo intero divenire. Continuate dopo la pausa qualora voleste saperne di più.
Passiamo ai fatti, senza dilungarci più di tanto. Siamo nel 2000 e con l’immissione sul mercato della PS2, il Dreamcast comincia ad accasciarsi su sé stessa. All’epoca il presidente era Isao Okawa (pace all’anima sua…), il quale non intendeva in alcun modo stare a guardare un declino così clamoroso con le mani in mano. A raccontarci quanto segue è Sam Furukawa, ex membro dell’esecutivo Microsoft.
Ciò che Okawa fece, stando così le cose, fu prendere una valigetta e recarsi in quel di Redmond più e più volte con la ferma intenzione di trovare un accordo con Microsoft. L’idea di Okawa era quella di rendere i giochi Dreamcast compatibili su Xbox, cosicché gli utenti della sfortunata console SEGA potessero in maniera del tutto naturale transitare dall’altra parte.
Il buon vecchio presidente, da uomo lungimirante quale evidentemente era, credeva fortemente nell’online e reputava Internet addirittura indispensabile per il suo Dreamcast. Ma a Bill Gates non convinceva questa proposta e ahinoi non se ne fece nulla. Ovviamente Microsoft creò una sua struttura in proprio spingendo i titoli per Xbox verso l’online.
Nonostante le reiterate negoziazioni, Okawa non riuscì a cavare un ragno dal buco. Sicché addirittura sborsò all’incirca 900 milioni di dollari di tasca propria pur di mantenere a galla la compagnia della quale era presidente, vale a dire SEGA. Senonché il 16 Marzo 2001, a pochi giorni dal suo settantacinquesimo compleanno, Okawa si spense a Tokyo per arresto cardiaco. Colui che gli succedette alla presidenza, Hideki Sato, ritenne che la compagnia nipponica dovesse focalizzarsi sul software. In quello stesso anno il Dreamcast andò fuori produzione.
Ma non è tutto. Peter Moore, all’epoca nell’esecutivo di SEGA America, fu colui che a tutti gli effetti decise di bloccare la produzione del Dreamcast. Nel 2003 Moore passò a Microsoft.
CSK Holdings, la compagnia fondata da Okawa, possedeva il pacchetto di maggioranza di SEGA. Nel 2004, però, la CSK fu acquisita dalla Sammy, una compagnia di pachinko. Il resto è storia. E come ci fa notare la fonte da cui abbiamo attinto questa notizia, “Microsoft continua ad arrancare in Giappone“. Anche questo è un dato di fatto.
Furukawa, invece, attualmente insegna alla Japan’s Keio University.
via | Kotaku