Con Demon’s Souls From Software è riuscita a creare un vero e proprio fenomeno di culto nell’attuale generazione di giocatori. In un periodo in cui la maggior parte dei titoli che appare sugli scaffali dei negozi o nei cataloghi digitali delle varie console non è in grado di offrire una sfida degna di essere affrontata con il massimo impegno, il crudele action-gdr a sfondo fantasy uscito su PlayStation 3 ha letteralmente rubato il cuore di un numero impressionante di giocatori, dimostrando che nel mondo c’è ancora spazio per le sfide impegnative.
Con Dark Souls, seguito spirituale del gioco più hardcore degli ultimi anni, From Software ha deciso di spingersi oltre, proponendo ai coraggiosi che decideranno di acquistare il titolo una sfida a dir poco mostruosa. Con un’ambientazione completamente nuova e un gameplay derivato da quanto di buono si era già visto con il predecessore, Dark Souls saprà coinvolgere e stremare in egual misura i giocatori più intraprendenti.
Se volete sapere in che modo il team di sviluppo è riuscito a creare un’esperienza ancor più crudele, spietata e appagante, continuate a leggere la nostra recensione di uno dei titoli più interessanti degli ultimi anni.
Crudele ma leale
Una delle caratteristiche che permettevano ai giocatori di sopportare il drammatico livello di difficoltà impostato dai programmatori per Demon’s Souls era sicuramente la “lealtà” del gioco. Nonostante durante l’avventura fosse inevitabile morire decine, se non centinaia di volte, ogni volta che si finiva con la faccia nella polvere si capiva chiaramente il motivo che aveva portato alla sconfitta. In Demon’s Souls ogni errore veniva punito con severità, spingendo i giocatori ad apprendere e adattarsi per sopravvivere.
Questo tipo di approccio torna anche in Dark Souls, arricchito da una nuova struttura capace di aumentare drasticamente il livello di difficoltà senza ricorrere a trucchetti infami e senza massacrare gli utenti con espedienti degni dei più bastardi coin-op degli anni ’80/’90. Modificando alcune dinamiche ampiamente sperimentate in Demon’s Souls, infatti, il team di sviluppo è riuscito ad alzare ulteriormente il tiro, senza per questo rovinare un’esperienza ottimamente bilanciata.
Per quanto le situazioni in cui il giocatore finisce col trovarsi affrontando la difficile sfida di Dark Souls possano inizialmente sembrare eccessivamente crudeli o addirittura proibitive, attraverso la pratica, con la giusta strategia, o più semplicemente collaborando con un secondo avventuriero (controllato indifferentemente da un altro giocatore o dalla CPU) si può trovare sempre il modo per uscirne vivi e a testa alta.
Nulla di cui abusare
Chiunque abbia giocato a fondo Demon’s Souls sa bene quanto potesse rivelarsi utile la magia. Grazie al fatto che la gestione degli incantesimi era legata alla barra del mana, che si consimava dopo ogni utilizzo salvo poi rigenerarsi col tempo, era possibile affrontare gli avversari più duri abusando degli incantesimi di attacco.
In Dark Souls tutto questo non è più possibile, visto che i programmatori hanno deciso di eliminare la barra del mana in favore di un numero predefinito di utilizzi. Ogni volta che si memorizza un incantesimo al punto di salvataggio, infatti, si ottiene un numero ben preciso di cariche, che una volta esaurito impedisce di affidarsi ulteriormente alla magia in questione.
L’unico modo per ripristinare l’incantesimo ottenendo di nuovo il numero massimo di cariche è riposarsi a uno dei numerosi fuochi da campo sparsi per le ambientazioni, che di fatto rappresentano la seconda grande novità di Dark Souls.
Le magie del level design
Mentre in Demon’s Souls l’avventura del giocatore iniziava sempre e comunque dal Nexus, una sorta di area sicura dove era possibile salire di livello, acquistare oggetti o, più semplicemente, tirare un po’ il fiato prima di entrare in uno dei portali che conducevano alle varie ambientazioni, in Dark Souls la struttura del mondo è piuttosto diversa.
Per cercare di dare maggior fluidità allo svolgimento dell’avventura, in pratica, i programmatori hanno creato un’ambientazione unica impreziosita da un ottimo lavoro di level design, che sotto alcuni punti di vista fa pensare alle meravigliose mappe di Metroid e Castlevania. Pur muovendosi attraverso un’unica grande area, infatti, il giocatore non è in grado di accedere ad alcune zone specifiche prima di aver trovato un particolare oggetto.
Andando avanti con l’avventura, inoltre, capita frequentemente di sbloccare scorciatoie di vario genere, utili a rendere più rapidi gli spostamenti da una zona all’altra o, perché no, a facilitare il raggiungimento dei negozianti, dei fabbri e dei vari NPC che popolano il mondo di Dark Souls.
La sicurezza di un falò
Per permettere ai giocatori di muoversi con una certa sicurezza attraverso la vasta ambientazione di Dark Souls, From Software ha distribuito strategicamente una serie di checkpoint rappresentati da piccoli fuochi da campo, dove è possibile riposarsi in qualunque momento per recuperare punti ferita, incantesimi e per ricaricare la preziosissima Fiaschetta Estus, contenente l’indispensabile pozione curativa.
Se pensate che questa scelta faciliti troppo l’intera esperienza, vi basti sapere che ogni volta che si gode dell’ospitalità di uno di questi fuochi da campo, tutti i nemici uccisi con tanta fatica fino a quel momento tornano miracolosamente in vita, costringendo ad affrontarli ancora una volta per spianarsi la strada verso la vittoria.
Grazie a questa nuova dinamica, tuttavia, in Dark Souls è possibile accumulare anime con una certa facilità, soprattutto dopo aver isolato i luoghi più adatti nei pressi di un accampamento. L’operazione di accumulo delle anime si rivela fondamentale in più di un’occasione, per salire di livello e potenziare il proprio personaggio oppure, più semplicemente, per acquistare armi e oggetti utili alla propria causa.
Cooperare per sopravvivere
Nell’epica avventura confezionata da From Software, il multiplayer cooperativo svolge un ruolo a dir poco fondamentale. In un mondo in cui l’unico modo per imparare è sperimentare sulla propria pelle e commettere errori di ogni genere, la possibilità di evocare un altro giocatore per affrontare insieme le fasi più ardue del gioco o per condividere preziose informazioni si rivela a dir poco fondamentale.
Per stessa ammissione dei programmatori, infatti, alcune sequenze del gioco possono essere superate solo attraverso la collaborazione di due personaggi. I giocatori più chiusi e solitari possono comunque superare queste particolari fasi dell’avventura evocando un NPC controllato dalla CPU, ma l’ideale è convocare nel proprio mondo un giocatore qualsiasi, in modo da raddoppiare le possibilità di sopravvivenza contro i boss più agguerriti.
Come accadeva già anche in Demon’s Souls, tuttavia, è anche possibile invadere il mondo di un altro utente per andare impunemente a caccia di anime, cercando di intercettare ed eliminare il legittimo proprietario dell’universo in questione. Questa operazione, tuttavia, in Dark Souls è decisamente meno frequente, pur mantenendo intatta la sensazione di pericolo che si prova quando ci si trova di fronte a un guerriero sconosciuto avvolto da un sinistro alone rossastro.
Commento finale
Pur presentando ancora alcuni problemi tecnici paragonabili a quelli di Demon’s Souls (in particolare parliamo di qualche rallentamento di troppo nelle aree più aperte), Dark Souls migliora il suo diretto predecessore sotto ogni altro punto di vista, offrendo un’esperienza complessa, longeva e bilanciata. Per ovvi motivi non si tratta di un gioco che ci sentiamo di consigliare a chiunque, visto che il suo livello di difficoltà estremo lo rende adatto unicamente ai giocatori dotati di grande pazienza o, perché no, di una forza di volontà fuori dal comune. Se siete alla ricerca di un’esperienza difficile ma onesta, Dark Souls potrebbe tranquillamente rivelarsi il vostro gioco dell’anno per il 2011.
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