Quanti giochi davvero difficili avete affrontato nell’attuale generazione di console? Fermatevi un momento e fate mente locale. Vi renderete conto di quanto, effettivamente, il livello di difficoltà medio dei videogiochi sia drasticamente crollato negli ultimi anni.
Complici la massificazione di un passatempo inizialmente indirizzato a un target piccolo e ben delineato e, soprattutto, la totale scomparsa delle sale giochi, dove una maggiore difficoltà si traduceva logicamente in un conseguente aumento di incasso in termini di monetine o gettoni, l’idea di creare una micidiale sfida tra uomo e macchina ha lentamente ceduto il campo a un approccio diverso, più rilassato e adatto a una fascia di pubblico innegabilmente più ampia.
In un panorama in cui essere messi davvero in difficoltà da un gioco è quasi un’utopia, un baluardo di sviluppatori ha scelto di non sacrificare la sfida all’altare delle vendite, continuando a realizzare i più classici dei titoli strappa-imprecazioni. Questo articolo lo dedichiamo a loro, ai passionali veterani che non vogliono rinunciare al gusto di mettere alla prova noi giocatori.
La morte della sfida
Diciamoci la verità. Oggi come oggi la maggior parte dei giochi si lascia finire con una mano sola. Il mercato dei titoli tripla A è letteralmente invaso da prodotti tecnicamente eccellenti, pieni di grandissime qualità ma, sfortunatamente, incapaci di offrire una sfida degna di questo nome.
D’altra parte è comprensibile che di fronte alle vendite modeste dei giochi considerati “eccessivamente difficili”, i publisher suggeriscano gentilmente agli sviluppatori di seguire un approccio più morbido, capace di venire incontro alle esigenze dei giocatori meno esperti.
Per un certo periodo di tempo la possibilità di scegliere tra vari livelli di difficoltà ha permesso agli utenti più esigenti, i veterani dei coin-op cresciuti a pane e Ghosts ‘n Goblins, di continuare a sentire, seppur in misura ridotta, scariche di pura adrenalina scorrere attraverso il proprio corpo durante le partite più combattute.
Divieto di morire
Da un po’ di tempo a questa parte, invece, anche i livelli di difficoltà più elevati si sono trasformati in passeggiate di salute, con tutta probabilità per gratificare ulteriormente il giocatore medio permettendogli di sbloccare l’ennesimo feticcio rappresentato dal trofeo/obiettivo di turno.
In questo panorama tristemente orfano di sfide degne di questo nome si affacciano titoli come Prince of Persia, il capitolo unico uscito nel 2008 dove era addirittura impossibile morire e, per citare un grandissimo successo commerciale, l’intera saga di Assassin’s Creed, dove per finire il gioco basta ricordare di tenere premuta verso l’alto la leva analogica del pad schiacciando contemporaneamente un dorsale e un tasto frontale.
Con questo non vogliamo dire che i due nomi citati siano privi di senso o mal realizzati, ma che per apprezzare pienamente titoli più scorrevoli e rilassanti è necessario avere un termine di paragone opposto con cui confrontarli, elemento estremamente raro tra i videogiochi dell’attuale generazione.
Il miracolo di Demon’s Souls
Nel deprimente deserto di avversari degni di essere affrontati, Atlus e From Software hanno deciso di percorrere una strada completamente diversa rispetto a quella dettata dal mercato, realizzando un action gdr duro come il ferro e cattivo come il demonio.
Stiamo parlando di Demon’s Souls, che pur non avendo goduto di campagne marketing particolari è riuscito a emergere dalla massa grazie alle proprie qualità e, soprattutto, al crudele livello di difficoltà che gli ha permesso di diventare una sorta di leggenda fra gli hardcore gamer.
In questo caso il passaparola fra gli appassionati ha avuto risultati migliori di qualsiasi campagna pubblicitaria, al punto da agevolare l’uscita di Dark Souls, seguito spirituale del fantastico action-gdr From Software spinto dalla propria casa produttrice proprio facendo leva sul livello di difficoltà estremo, superiore perfino a quello del suo predecessore.
Voglia di mettersi alla prova
Il fatto stesso che un gioco difficile sia diventato un fenomeno di culto fa capire quanto disperatamente i giocatori di vecchia data siano alla ricerca di esperienze in grado di metterli davvero alla prova.
Là dove il mercato tradizionale sembra voler offrire agli appassionati ben poche occasioni per testare la propria abilità (oltre ai già citati titoli From Software troviamo i sempreverdi shooter della Cave), quello dei giochi scaricabili propone decine di prodotti assolutamente perfetti per gli amanti dell’estremo.
In pratica i programmatori, non dovendo fare i conti con le pressioni del mercato e con la necessità di superare ad ogni costo un tetto minimo di copie vendute, danno sfogo alle loro fantasie da appassionati di videogiochi tirando fuori dal cilindro titoli articolati, carichi di idee e, generalmente, caratterizzati da un livello di difficoltà particolarmente alto.
Il paradiso del digital delivery
Fra titoli come Braid, N+, Outland (senza scomodare Ikaruga e tutti gli adattamenti in HD di leggendari nomi del passato), Super Meat Boy è sicuramente il gioco scaricabile che più di qualunque altro rappresenta lo spirito della sfida vecchio stile, mettendo i giocatori di fronte a decine di livelli pieni di trappole letali da evitare effettuando salti millimetrici.
Il numero di morti, in Super Meat Boy, è utilizzato come metro di giudizio delle capacità dell’utente, al punto tale che al termine di ogni livello i decessi vengono mostrati tutti contemporaneamente in uno spettacolare replay cumulativo.
Di fronte a un’impresa titanica come quella proposta dal sadico platform scaricabile, anche il più piccolo passo verso la meta finale è in grado di scatenare nei giocatori sensazioni a cui i campioni d’incassi dell’attuale generazione non sono mai riusciti ad avvicinarsi veramente.
Commento finale
Ciò che stiamo cercando di capire attraverso questo articolo è molto semplice: voi lettori – soprattutto i veterani – siete soddisfatti dalla parabola discendente che da anni influenza i videogiochi? Siamo davvero curiosi di scoprirlo leggendo i vostri commenti. Dal canto nostro, avevamo già denunciato il problema ed espresso un’opinione in tempi decisamente non sospetti.