Arrivata al suo settimo appuntamento con gli appassionati delle adrenaliniche gare su sterrato, la serie rallystica dei ragazzi di Codemasters cercherà nuovamente di emulare le indimenticabili gesta sportive di un campione assoluto come Colin McRae: nonostante la sua prematura scomparsa, però, i dieci anni di proficua collaborazione con la leggenda del Rally sono comunque un prezioso bagaglio da cui i Codies possono attingere i segreti della disciplina rivelati dal Maestro.
Dopo aver opportunamento preparato la partenza di Colin McRae: DiRT 2 offrendo agli utenti Xbox 360 e PlayStation 3 la possibilità di provarne liberamente una versione dimostrativa, i ragazzi della casa di sviluppo britannica sono perciò pronti a sfrecciare tra dune insidiose e canyon senza fine per conquistare un posto al sole in questo finale di stagione videoludica particolarmente ricco di offerte concorrenti.
Proviamo allora ad analizzarne assieme le caratteristiche salienti per capire cosa ha davvero da offrire la nuova creatura di Codemasters nella sua incarnazione per PC e console ad alta definizione, oltrechè a tutti coloro che amano visceralmente le simulazioni automobilistiche “sporche”.
RALLY GLAMOUR: FANGO, LUSTRINI, FERRAGLIA ACCARTOCCIATA
Inserito il disco di gioco nella console, l’appassionato della serie videoludica nata nel 1998 come “appendice virtuale” del Rally propriamente detto capisce sin dai primi istanti quanto DiRT 2 sia distante dai canoni classici della nobile disciplina sportiva di cui Colin era ed è tutt’ora un simbolo di irraggiungibile talento.
Seguendo la strada (commercialmente vincente) di Race Driver GRID, i Codies hanno deciso di spettacolarizzare ogni minimo dettaglio del loro nuovo prodotto: dai menù di gioco ai replay, dagli extra alla colonna sonora, tutto verte a regalare allo spettatore uno scintillante spettacolo di luci stroboscobiche. Cercando perciò di riprendere coscienza dopo un primo impatto tanto abbagliante quanto pacchiano, proviamo allora ad analizzarne concretamente i contenuti.
Differentemente dal capitolo precedente, capace di regalare momenti di vero pathos rallystico, a DiRT 2 sembrano andare talmente stretti i “limiti” della disciplina sportiva di riferimento tanto da dovercelo dire immediatamente attraverso le opzioni dei menù interattivi, entrati oramai nell’immaginario collettivo come simbolo di dinamismo videoludico dopo le felici esperienze avute con GRID e con lo stesso DiRT.
Liberatici di Ken Block, Dave Mirra e Travis Pastrana, le cui amorevoli (seppur illogiche) attenzioni hanno fatto da preludio al nostro ingresso nel mondo del Rally disegnato dalla casa di sviluppo britannica, il nostro alter ego virtuale può così tornare al suo sgangherato camper parcheggiato a ridosso del paddock per dare una veloce occhiata al proprio parco auto, alle gare disponibili al momento e alle notizie che arrivano in tempo reale dal mondo, usate come pretesto per prendere parte a tornei online. Ma di questo torneremo a parlarne in seguito, per ora concentriamoci sul “succo” dell’esperienza videoludica dei Codies.
A.A.A. CERCASI RALLY DISPERATAMENTE
Abituaticisi velocemente all’effetto sperimentabile da un tossicomane in preda alle visioni mistiche dopo l’assunzione di un fungo allucinogeno, i menù dinamici di DiRT 2 svelano gradualmente al giocatore le diverse caratteristiche che andrà a sperimentare sul fango e sulla sabbia di quattro continenti.
Se nel capitolo precedente la struttura piramidale delle gare ci permetteva di accedere a determinati eventi solo dopo aver guadagnato il denaro e l’esperienza di guida necessari, in DiRT 2 tutto questo assume una nuova dimensione in cui il rispetto degli altri rallysti del “giro” e la difficoltà di gioco scelta portano il proprio pilota a crescere attraverso un sistema “a livelli” mutuato dai racing game squisitamente arcade.
Lo stravolgimento dei canoni classici della serie videoludica di Colin McRae trova il suo apice (o il suo punto più profondo, dipende dai punti di vista) nella modalità Carriera di DiRT 2: gli oltre cento eventi a cui potremo prendere parte e la natura stessa dei circuiti sparsi nelle nove regioni visitabili sono infatti quanto di più lontano dal Rally si sia mai visto in un gioco di corse su sterrato che ha ormai perso ogni connotazione simulativa.
Nonostante le vetture utilizzabili spazino dalle minuscole e scattanti Dune Buggy ai poderosi e giganteschi Hummer ed offrano un ventaglio di scelte particolarmente ampio, la reazione delle medesime agli accidentati terreni di DiRT 2 tiene esclusivamente conto di tre fattori (velocità, accelerazione e manovrabilità): con una siffatta giocabilità “estetica” diviene perciò impossibile impostare una gara prima che essa abbia inizio, se non attraverso la scelta della difficoltà e della presenza o meno dei danni. Alla luce di tutto questo, gli osceni flashback che garantiscono ai più imprudenti di rimediare con uno schiocco di dita ad un incidente o anche solo ad una curva impostata male divengono l’esempio perfetto per spiegare ai puristi delle simulazioni automobilistiche quanto sia lontano DiRT 2 sia dal loro genere di riferimento che dai capitoli precedenti della saga.
MULTIPLAYER
Come è facilmente intuibile, Colin McRae: DiRT 2 offre il meglio di sè nelle modalità competitive e cooperative online. Estremamente semplificata nelle meccaniche di gioco, la guida arcade di DiRT 2 negli eventi Pro Tour Online riguadagna in coinvolgimento ciò che ha perso in simulazione nella modalità Carriera: tutte le gare affrontabili in singolo possono infatti essere intraprese in multiplayer per un massimo di 8 giocatori, sfidando avversari umani in gare spettacolarizzate dalla scelta dei Codies di dare precedenza ai tracciati chiusi piuttosto che a quelli tipicamente rallystici a tappe. Decisamente rimarchevole è inoltre la possibilità di “plasmare” eventi in proprio e di sottoporre le proprie creazioni al popolo videogiocante online.
GRAFICA E SONORO
Se la componente online di DiRT 2 rappresenta il canto del cigno della nuova giocabilità scelta dai Codies per il loro ultimo gioco di guida rallystico, il comparto tecnico non è assolutamente da meno e costituisce un vero e proprio vanto per la produzione britannica: raggiunta ormai la piena maturità, l’EGO Engine mostra i muscoli con degli squisiti effetti di luci ed ombre, dei modelli poligonali incredibilmente dettagliati, delle ambientazioni ai limiti del fotorealismo ed una fluidità di gioco granitica che risente raramente dei momenti in cui lo schermo viene letteralmente assediato di oggetti in movimento. Le uniche critiche che possiamo muovere in tal senso, esattamente come nel caso della giocabilità, derivano proprio dalle scelte programmatiche dei Codies piuttosto che da limiti strutturali del loro motore grafico proprietario: perchè sono scomparse le location innevate e sono drasticamente diminuite le gare di Rally classico a tappe? E perchè le condizioni meteo non sono varie? Senza parlare poi dei danni alla carrozzeria, decisamente poco convincenti e inutili nell’economia di gioco…
Dal punto di vista prettamente sonoro, invece, DiRT 2 riesce a guadagnare una sufficienza piena grazie ad una colonna sonora consona allo stile “patinato” della produzione e ad un ricco campionamento dei rumori tipici di gara: soffre invece di alti e bassi il doppiaggio in italiano, con dialoghi tra piloti senza enfasi e caratterialmente blandi. Da rivedere è inoltre la progressione musicale durante i replay: giocare con i replay mandandoli avanti e indietro è un esercizio divertente e naturale, decisamente innaturale è invece l’insolito “effetto Braid” delle tracce in sottofondo.
COMMENTO FINALE
Colin McRae: DiRT 2 è come un pilota di Rally che decide che intraprendere una rischiosissima gara a tappe in Siberia privandosi del suo esperto navigatore. Può uno sport solitario e meditativo essere rappresentato da un videogioco che ne sovverte il concetto proponendo il tutto in chiave squisitamente estetica e senza badare alla sostanza delle gare?
Scremato dello scintillante contorno e digerita l’amara svolta, DiRT 2 si rivela però un discreto gioco di guida arcade. Dedicare buona parte della recensione agli aspetti superficiali di un prodotto che ha ormai perso ogni connotazione simulativa non è stato certo un esercizio facilmente accettabile per chi, come noi e come tutti gli appassionati di Videogiochi, preferisce vivere esperienze costruttive ed appaganti piuttosto che imbarcarsi in prodotti commercialmente vincenti ma caratterialmente poveri e svuotati di contenuti.
Nonostante le riviste videoludiche di mezzo mondo si ostinino a chiudere reverenzialmente gli occhi di fronte all’ultima fatica della casa di sviluppo britannica, non serve essere particolarmente zelanti nell’affermare che, per questioni puramente commerciali, Codemasters ha deciso di strappare DiRT 2 dal trono dei simulatori automobilistici su sterrato per svendere la serie e sbatterla nella melma (decisamente più remunerativa) dei giochi di guida arcade, un genere di per sè ricco di battaglieri protagonisti, per giunta.
Il chè può anche essere il frutto di una dolorosa scelta a cui si è arrivati dopo un’attenta analisi della domanda del mercato, ma la differenza tra un Capolavoro ed un gioco mediocre sta proprio nella capacità di fregarsene dei desideri superficiali degli utenti e di offrire loro un prodotto spiazzante, profondo, meditativo, solido, innovativo ma sempre rispettoso della tradizione e degli schemi di gioco classici del genere di riferimento.
Pur essendo un titolo immenamente accessibile, non riuscendo nemmeno a mascherare evidenti lacune come quelle ampiamente descrittevi in questa recensione gli amanti storici della serie dovranno perciò tenere conto dell’assenza di uno stile di guida anche solo limitatamente rispondente a criteri simulativi, ed è per questo che decidiamo di consigliare l’acquisto di Colin McRae: DiRT 2 esclusivamente a coloro che hanno avuto modo di provarne la demo e reputano la nuova giocabilità sufficientemente rispondente alle proprie esigenze videoludiche.
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