Si chiama John Beiswenger lo scrittore che ha recentemente citato in giudizio Ubisoft per avergli letteralmente rubato l’idea alla base della saga di Assassin’s Creed. Il suo libro, intitolato Link e pubblicato nel 2003, parla proprio di un sistema attraverso cui è possibile accedere a delle memorie ancestrali – quello che, in altre parole, sarebbe l’Animus nel gioco.
Questo, insieme ad altre citazioni minori non riconosciute, rappresenterebbe l’oggetto del reato commesso dalla compagnia francese. Beiswenger, da par suo, non allude ad una semplice ispirazione, bensì ad una vera e propria copia – e d’altra parte non avrebbe potuto porre diversamente la questione, visto che i presupposti per un’eventuale veridicità della sua accusa non potrebbe basarsi sul semplice spunto.
Kotaku non va per il sottile, e sbatte in faccia al diretto interessato che così funziona l’Arte (sempre ammesso che tutto ciò sia vero). Noi, invece, preferiamo essere un attimo più prudenti. In materia di diritti d’autore la legislazione ci pare più incerta che altro, un po’ dovunque. Nata probabilmente quale necessaria misura per tutelare certe proprietà intellettuali, è finita col dare adito a macchinazioni di ogni genere – ma così funziona con la Legge in generale.
Senza però entrare nel merito di argomenti che non ci competono, usando il semplice buon senso ci domandiamo come mai Beiswenger abbia inoltrato solo due giorni fa la denuncia ad una corte distrettuale in Pennsylvania (o almeno, così ci pare di aver capito). Il primo Assassin’s Creed risale al 2007, ed anche ammesso che l’autore non ne fosse a conoscenza perché avulso da questo settore, la serie ci ha messo poco a far parlare di sé un po’ dovunque, già pienamente affermata col secondo capitolo.