Army of Two: Il 40° Giorno - la recensione

Army of Two: Il 40° Giorno - la recensione

Annunciato ufficialmente da Electronic Arts a marzo 2009, dopo poco meno di due anni di sviluppo Army of Two: Il 40° Giorno è giunto alla commercializzazione su PSP, X360 e PS3.

Nonostante le forti contraddizioni del primo capitolo ed i conseguenti malumori dei videogiocatori trovatisi davanti ad un prodotto dalla scarsa profondità e minato da una giocabilità a dir poco ripetitiva, le promesse fatte da EA in questi mesi e la mole spropositata di immagini e video propostici ci inducono quantomeno a sperare in un deciso cambio di rotta.

Nella recensione che seguirà dopo la pausa cercheremo perciò di analizzare la versione per console ad alta definizione, sviscerandone i pregi e andando a caccia dei difetti, qualora ce ne fossero, con la stessa tenacia che caratterizza i movimenti sul campo di battaglia degli inseparabili Salem e Rios.

SHANGHAI IN FIAMME

Army of Two: The 40th Day si colloca cronologicamente a pochi anni di distanza dalle vicende narrate nel primo capitolo della saga. Lasciatisi alle spalle gli orrori della guerra a cui hanno dovuto partecipare per onorare un contratto scellerato con la compagnia militare privata SSC, Elliot Salem e Tyson Rios si ritrovano adesso a gestire personalmente la loro agenzia di mercenari, la “Trans World Operations” (TWO, per gli amici e i federali).

Se da un lato la caduta del muro di Berlino ha posto termine alla guerra fredda e quindi alla minaccia di un futuro olocausto nucleare, dall’altro lato la fine dell’aspra contrapposizione tra USA ed URSS ha lasciato un pericoloso vuoto di potere all’interno degli Stati che un tempo facevano da cuscinetto tra il blocco capitalista e quello sovietico: i focolai terroristici e i conflitti scoppiati dalla fine degli anni ’80 ad oggi ne sono una prova lampante.

È in questa condizione di perenne instabilità, causata anche dall’inedia e dall’apparente impotenza degli organismi internazionali, che la fittizia Trans World Operation opera assieme ad altre decine di compagnie per offrire un servizio di protezione militare alle multinazionali operanti nelle aree del globo più critiche, avvalendosi dei servigi di un personale altamente qualificato e composto dai migliori soldati rintracciabili sulla piazza.

Le vicende di fantasia narrateci da EA Montreal, prendendo spunto dalle realtà ci permettono così di intraprendere assieme a Salem e Rios quella che, apparentemente, non è altro che una missione di routine tra i bassifondi malfamati di Shanghai: quando però la metropoli cinese viene ripetutamente colpita da missili che ne sconvolgono lo skyline facendo crollare gran parte dei palazzi più alti, solo allora i due fondatori della “TWO” capiscono di essere stati coinvolti in una situazione che richiede l’uso della forza non per una mera questione di denaro, ma per assecondare questa volta il puro e semplice istinto di sopravvivenza.

Army of Two: The 40th Day - galleria immagini

MERCENARI SI NASCE O SI DIVENTA?

La parte iniziale della prima missione affidataci da EA in Army of Two: The 40th Day, oltre che a fungere da immenso tutorial per apprendere le basi spicciole della giocabilità, permette inoltre a tutti coloro che hanno già avuto a che fare col primo capitolo della saga di capire a quali e a quanti novità andranno incontro nel prosieguo dell’avventura.

L’impressione che si ha dopo le prime battute di gioco è cautamente positiva: molte delle tecniche di combattimento usate adesso da Rios e Salem sono inedite, quasi avessero passato gran parte dei mesi che li dividono dalla loro ultima apparizione in video a meditare sugli errori commessi e, di conseguenza, sul modo per porvi rimedio.

A guadagnare maggiormente in profondità, da questo specifico punto di vista, è certamente il sistema di movimento e copertura dei due Rambo mascherati: in maniera non dissimile da quanto accade in Gears of War o in Uncharted, infatti, possiamo sprintare, guadagnare un riparo e attaccare di soppiatto i nemici mediante la pressione di un solo pulsante del joypad, rendendo il tutto decisamente più adrenalinico ed immediato.

Giocando in singolo, inoltre, si riesce ad apprezzare l’egregio lavoro svolto nell’ottimizzazione dei comandi contestuali e, soprattutto, delle relative reazioni del proprio compagno gestito dall’ IA: a differenza del primo capitolo, infatti, adesso gli ordini impartiti non vengono quasi mai disattesi dalla nostra spalla destra, che difatti esegue senza patemi d’animo tutto ciò che gli chiediamo per avere la meglio sui nemici.

Nonostante gli sforzi compiuti dai ragazzi di Montreal, però, gran parte delle novità apportate finiscono col cozzare inesorabilmente contro la debolezza dell’intelligenza artificiale che controlla stavolta i membri della fazione avversa e, soprattutto, contro lo strisciante senso di impotenza nei confronti di una giocabilità sterile che rende ancora più opprimente la scarsissima longevità delle missioni proposteci.

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MULTIPLAYER

La componente multigiocatore di Army of Two: The 40th Day è, per stessa ammissione degli sviluppatori, il principale fulcro su cui verte l’offerta videoludica dello sparatutto targato Electronic Arts.

Grazie alle numerose migliorie apportate all’impianto di gioco, e al naturale coinvolgimento garantito da una partita disputata assieme ad un altro utente in carne ed ossa, il “quarantesimo giorno” della saga di Army of Two riesce ad elevarsi dalla massa degli sparatutto analoghi caratterizzati da una trama appena abbozzata e da un’azione incalzante e senza fronzoli.

Solo ed esclusivamente in cooperativa, ad esempio, la snervante mancanza di ritmo nelle fasi di gioco in singolo passa in secondo piano e ci permette di godere liberamente di brevi attimi di sano divertimento, grazie anche alla possibilità di iniziare una partita in co-op in qualsiasi momento (a differenza del capitolo precedente).

Il multiplayer è inoltre il luogo ideale per dare un significato specifico ad alcuni momenti peculiari della campagna, ad esempio quando si è a ridosso della fine di un capitolo e ci viene chiesto di compiere, in sintonia con il nostro compagno di squadra, una determinata scelta morale che andrà ad inficiare sull’allineamento del proprio personaggio e su una serie di bonus (o malus) che vanno a modificare ad un livello estremamente superficiale la narrazione e la quantità dei soldi e delle armi in nostro possesso.

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GRAFICA E SONORO

Tra le caratteristiche certamente vincenti di Army of Two: The 40th Day, oltre alla già citata modalità multigiocatore troviamo la componente tecnica. Il comparto grafico della nuova creatura di EA Montreal è, a conti fatti, un vero e proprio salto in avanti rispetto a quanto ammirato a suo tempo col precedente episodio della saga.

Nonostante il ventaglio di ambientazioni proposteci si riduca alla sola Shanghai, la metropoli cinese vista dagli occhi dei ragazzi di Electronic Arts è una sinfonia di colori e di luoghi visivamente sorprendenti, con un level design di prim’ordine e strutturato verticalmente. Rimarchevole è inoltre la cura nei particolari degli interni degli edifici così come nelle animazioni dei personaggi, nonostante la bassissima interattività degli ambienti ed il fastidioso e smodato uso di “muri invisibili” per delimitare le aree di gioco.

Meno importante, ma pur sempre meritevole di apprezzamento, è invece il lavoro svolto per la realizzazione della componente sonora di Army of Two: The 40th Day. Se però i campionamenti audio e la colonna sonora possono davvero reggere il confronto con produzioni videoludiche qualitativamente superiori, i dialoghi (e di conseguenza la loro localizzazione in italiano) risentono negativamente della lacunosa trama della campagna in singolo, e a poco servono le frasi ad effetto che Salem e Rios snocciolano di quando in quando per sdrammatizzare determinate scelte morali o per superare velocemente un’azione di gioco frenetica e convulsa.

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COMMENTO FINALE

La speranza per l’attesissimo cambio di rotta promessoci dagli sviluppatori ci ha portato ad approcciarci inizialmente a questo Army of Two: The 40th Day con l’ottimismo di chi conosce il bagaglio di esperienze di EA Montreal e di chi sa che una serie del genere, se ben modellata grazie anche all’appoggio (non solo economico) di Electronic Arts, avrebbe potuto guadagnarsi un posticino speciale nel cuore degli amanti degli sparatutto cooperativi. Tutto questo, purtroppo, non è avvenuto.

Se da un lato lo sferzante vento di rinnovamento ha permesso una serie di migliorie e di novità tecniche e stilistiche ragguardevoli, la ripetitività ridondante della giocabilità inchioda l’utente a vivere un’esperienza videoludica destinata ad essere dimenticata in breve tempo. Lo schema di gioco adottato e la maldestra implementazione di molte novità che però non incidono, portano il videogiocatore velocemente alla noia ancor prima di aver completato una sola volta la campagna principale, già di per sè tremendamente corta.

Proprio per questo, e per tutti i motivi che vi abbiamo elencato in questa recensione dedicata alla versione per console ad alta definizione di Army of Two: The 40th Day, consigliamo a tutti gli interessati di provare la versione dimostrativa prima di procedere all’eventuale acquisto.

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Cosa ci piace

Cosa non ci piace

  • Graficamente valido
  • Tante innovazioni nella giocabilità
  • Le tattiche in cooperativa
  • L’IA dei nemici
  • Trama appena abbozzata
  • Poco profondo e longevo

Army of Two: The 40th Day – galleria immagini

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