Il Museum of Modern Art di New York, “MoMa” per i più appassionati, ha dato ampio spazio ai videogiochi, a dispetto di chi ha sempre creduto – e ritiene tuttora – che siano il male assoluto degli ultimi anni. Nel tempio dell’arte contemporanea, infatti, sono stati esposti giochi di tutti i tipi – da quelli da bar a quelli per console – che per anni “sono stati accusati di essere i responsabili dell’appiattimento culturale”, precisa un servizio sull’iniziativa. L’esposizione al MoMa ha proposto ben 14 classici, quelli che dagli anni ’80 fino a oggi sono riusciti a segnare la storia del mondo videoludico; l’idea è nata alla fine del 2012 e finalmente ha visto la luce.A fare la sua comparsa nelle Philip Johnson Galleries sono Pac Man (1980), Tetris (1984), Another World (1991), Myst (1993), SimCity 2000 (1994), vib-ribbon (1999), The Sims (2000), Katamari Damacy (2004), EVE Online (2003), Dwarf Fortress (2006), Portal (2007), flOw (2006), Passage (2008), Canabalt (2009): titoli che, come potete ben vedere, pur non rappresentando niente di impegnativo, hanno appassionato milioni di persone.
“Nel mondo – spiega Paul Galloway, direttore del centro studi del Dipartimento di Architettura e Design – ci sono molte persone che fanno cose interessanti senza rendersi conto che questa è arte. Il nostro lavoro e dire a questi designer che quello che stanno facendo è importante e culturalmente rilevante, e per questo noi vogliamo celebrare questi artisti. L’esposizione permette ai visitatori ci cimentarsi con i giochi del passato e capire come è nata l’idea”.
Con che criterio sono stati scelti? Lo ha raccontato nel 2012 Paola Antonelli, curatrice senior del Dipartimento:
“I nostri criteri hanno dato importanza non solo alla qualità visiva e all’esperienza estetica di ciascun gioco, ma anche a molti altri aspetti, dall’eleganza del codice al design del comportamento del giocatore, che appartengono al design dell’interazione”.
L’iniziativa, ovviamente, prenderà in considerazione molti altri titoli: si spera di arrivare a una quarantina, per rendere la mostra la più completa e bella possibile. Spacewar! (1962), Pong (1972), Snake (1970), Space Invaders (1978), Asteroids (1979), Zork (1979), Tempest (1981), Donkey Kong (1981), Yars’ Revenge (1982), M.U.L.E. (1983), Core War (1984), Marble Madness (1984), Super Mario Bros (1985), The Legend of Zelda (1986), NetHack (1987), Street Fighter II (1991), Chrono Trigger (1995), Super Mario 64 (1996), Grim Fandango (1998), Animal Crossing (2001) e Minecraft (2011): sono soltanto alcuni, questi, i giochi di cui l’esposizione si potrebbe arricchire.
Ne mancano altri, ovviamente, ma già vedere Zelda e Chrono Trigger nella lista fa davvero ben sperare.