Ad otto anni dalla commercializzazione dell’immenso capitolo primigenio della saga e dopo i sei lunghi anni passati dai ragazzi di 2K Czech a svilupparne il seguito, Mafia II è finalmente giunto a compimento e si prepara ad invadere le case di tutti gli amanti degli action dalla giocabilità aperta e di coloro che hanno amato alla follia l’impianto di gioco e la trama di stampo cinematografico di The City of Lost Heaven.
Tralasciando naturalmente tutte le ovvie considerazioni sulla natura controversa del soggetto narrativo e delle azioni che gli appassionati di questa particolare tipologia di videogiochi sono chiamati a compiere virtualmente, ci accingiamo ad offrirvene la recensione con la ferrea consapevolezza di dover analizzare un prodotto così profondamente articolato ed affascinante da attrarre a sé l’attesa e le speranze di milioni di utenti sin dai primi istanti in cui ne è stato annunciato lo sviluppo.
Proviamo allora a capire assieme a voi se con Mafia II l’autorevole sussidiaria ceca di 2K Games sia riuscita nell’impresa di bissare l’incredibile successo di pubblico e di critica del suo diretto predecessore.
Alla ricerca del sogno americano
Come più volte annunciato dai ragazzi di 2K Czech nei mesi e negli anni antecedenti alla commercializzazione, la trama di Mafia II è completamente slegata da quella del suo diretto predecessore, nonostante continui naturalmente a gravitare attorno all’universo malavitoso italoamericano della prima metà del ventesimo secolo. Conclusasi quindi l’esperienza vissuta a Lost Heaven con Tommy Angelo nei ruggenti anni ’30, Mafia II ci vedrà assistere alla riorganizzazione delle cosche mafiose della città di Empire Bay tra la seconda metà degli anni ’40 e i primi anni ’50 con gli occhi di un giovane emigrante italiano, Vito Scaletta.
Come tutti i suoi coetanei, Vito è di umilissime origini ed è costretto a vivere nell’assoluta indigenza e a sognare l’America dalla finestra logora della sua stanza. Cercando di aiutare sua madre e sua sorella, cadute entrambe in depressione con la morte improvvisa di suo padre sul posto di lavoro, Vito passa così l’infanzia in strada a rubacchiare tra le bancarelle del quartiere italiano assieme al suo amico di sempre, il bullo Joe Barbaro, per racimolare un tozzo di pane o qualche spicciolo per pagare il carbone della stufa durante gli inverni estremamente rigidi: crescendo, però, la Polizia decide di non essere più indulgente verso di lui e lo arresta, obbligandolo a seguire un doloroso processo di riabilitazione conclusosi con l’arruolamento nell’Esercito degli Stati Uniti in piena Seconda Guerra Mondiale.
Una volta ritornato in patria, però, le precarie condizioni economiche della sua famiglia e la mancanza cronica di lavoro “legale” lo obbligano, suo malgrado, a chiedere all’amico Joe di introdurlo nel giro della malavita locale: inizia così la lunga e pericolosa scalata al crimine organizzato che governa la metropoli fittizia di Empire Bay dai tempi del Proibizionismo, e che adesso vede in Vito una delle sue reclute più promettenti ed affidabili.
La storia siamo noi
Se c’è un aspetto che più di ogni altro ha caratterizzato il capitolo precedente elevandolo ad esempio immortale di bellezza e pathos, questa è certamente la progressione narrativa: ogni singolo dettaglio, dai dialoghi alle concitate sparatorie, trasudava stile e denotava una cura maniacale per tutto ciò deve servire ad esaltare la trama in ogni suo aspetto. Sulla falsariga di quanto fatto in passato, anche stavolta i ragazzi di 2K Czech si sono prodigati nel dare alla sceneggiatura di Mafia II una dignità ed un’importanza tali da renderla il fulcro centrale dell’intera opera.
Come in un meraviglioso film drammatico sui gangster, infatti, la storia non si dipana linearmente con gli eventi che saremo chiamati a plasmare impersonando Vito ma, al contrario, segue in parallelo le tortuose vicende accorse di volta in volta ad ogni singolo personaggio incontrabile nell’avventura, concorrendo a creare un’atmosfera unica in un ambiente di gioco pulsante di vita e, proprio per questo, assolutamente credibile.
Pur non potendo modificarla direttamente con le nostre azioni, la campagna principale riesce comunque a regalare momenti di eccellenza cinematografica proprio in virtù di questa sua natura multiforme: la squisita personalità dei personaggi secondari, l’imprevedibilità delle missioni affidateci, la precarietà dello stile di vita adottato dal protagonista e i pericolosi rapporti d’amicizia instaurati con Joe e gli altri suoi scagnozzi sono solo alcune delle caratteristiche che porteranno gli utenti a rivivere per intero le vicende di Vito più e più volte, per lo stesso principio che spinge gli amanti del buon cinema a gustarsi all’infinito la trilogia de “Il Padrino” fino ad imparare a memoria ogni singola battuta di Vito Corleone. A pensarci bene, potrebbe essere proprio questo il recondito motivo per cui i furbi sviluppatori di 2K Czech hanno deciso di racchiudere le quindici missioni principali della campagna in sole 15-20 ore di gioco complessivo.
Scorribande e scazzottate tra le vie di Empire Bay
Durante la lunga fase di sviluppo del titolo, dalle parti di 2K Czech si sono più volte affannati a ripetere come la loro opera non debba essere vista nella cruda ottica degli “action sandbox”, proprio per via della preponderanza degli aspetti narrativi su quelli puramente esplorativi: Mafia II, come il capolavoro che lo ha preceduto, nasce per raccontarci una storia ed utilizza il linguaggio videoludico non per permetterci di storpiarla o di rielaborarla, ma semplicemente per farcela vivere nel modo più intimo e diretto possibile. Senza capire questo, risulta praticamente impossibile osservare e capire l’opera nel suo insieme e nella giusta prospettiva, a cominciare dall’impianto di gioco vero e proprio.
Non potendo raggiungere l’eccellenza qualitativa della sceneggiatura del precedente episodio della saga, con Mafia II gli sviluppatori si sono lasciati andare ad una serie di importanti modifiche al sistema di combattimento sia dalla corta che dalla lunga distanza, migliorando al contempo l’intelligenza artificiale dei nemici e le meccaniche di guida.
Per quanto riguarda le sparatorie, ad esempio, la sussidiaria ceca di 2K Games ha compiuto un vero e proprio balzo introducendo un valido sistema di coperture “alla Gears of War”, basato cioè sulla pressione di un solo tasto per entrare o uscire da una posizione difensiva, per raggiungere in corsa una sporgenza o per prendere di sorpresa il nemico saltando piccoli ostacoli. Grande importanza è stata data anche alla varietà e all’efficacia delle armi a propria disposizione: i nemici risultano essere particolarmente ostici (utilizzano magistralmente il nostro stesso sistema di coperture) e coriacei (se non si mira direttamente alla testa, servono parecchi colpi d’arma da fuoco per ucciderli). A tal proposito occorre poi ricordare la completa sostituzione di qualsivoglia indicatore di energia con un cerchio rappresentante la carica vitale, che può essere riportata a livelli accettabili fermandosi in uno dei tanti ristoranti sparsi per la città o saccheggiando il proprio frigorifero tra un capitolo e l’altro.
Di analogo avviso sono anche le considerazioni che possiamo fare sul nuovo sistema di combattimento corpo a corpo, il quale, pur non brillando in originalità, riesce comunque a rappresentare una soluzione più che valida per variare le azioni da compiere ad ogni missione affidataci dal picciotto e dallo strozzino di turno: a telecamera fissa e basati su un mix di combo a tre tasti e di parate, i combattimenti offrono un tasso di sfida insolitamente alto e premiamo lo studio dell’avversario e le tattiche d’attesa, specie ai livelli di difficoltà più alti o nelle fasi avanzate della trama, in cui bastano davvero pochi colpi per finire rovinosamente al tappeto.
Le dichiarazioni dei ragazzi di 2K Czech degli ultimi mesi trovano gioiosamente conferma anche nel sistema di guida implementato in Mafia II: pur senza eccellere in realismo (ad esempio con un’ipotetica visuale all’interno dell’abitacolo), il comportamento delle vetture in strada varia profondamente in base alla cilindrata, alla classe di appartenenza e alle condizioni di usura delle gomme o del motore, prova ne sia l’estrema soddisfazione che si riesce ad avere sia alle alte che, sorprendentemente, alle basse velocità (da apprezzare l’introduzione di un utile limitatore automatico che imposta dinamicamente la velocità massima raggiungibile).
Grafica e sonoro
Dal punto di vista squisitamente tecnico, Mafia II è caratterizzato da una serie di alti e bassi derivante dalla lunga fase di programmazione multiformato e, soprattutto, dalla natura stessa di un progetto così ambizioso da voler unire la cura maniacale delle avventure grafiche per i dettagli e per la trama, all’estensione e alla libertà dei titoli sandbox “alla GTA”: i giudizi su elementi come la texturizzazione degli ambienti e la profondità di campo (ma potremmo citarne altri cento) variano sensibilmente in base alla piattaforma utilizzata.
In linea di massima, quindi, possiamo tranquillamente affermare come la versione PC rappresenti il metro di giudizio estetico per tutti coloro interessati a godere dell’esperienza di gioco più realistica possibile, merito sia dell’implementazione della tecnologia PhysX (utilizzabile però solo dai possessori di schede grafiche Nvidia) che, naturalmente, di un motore grafico dimostratosi particolarmente reattivo e scalabile (a patto però di non eccedere nella risoluzione o nell’uso dei filtri). Ciononostante, le versioni PlayStation 3 ed Xbox 360 riescono comunque a mantenere standard qualitativi elevatissimi, specie per quanto riguarda la realizzazione degli interni e le animazioni dei personaggi. Citiamo poi l’incredibile lavoro svolto dagli sviluppatori nella creazione di un sistema particellare incredibilmente sofisticato, con effetti di fuoco, neve o pioggia a dir poco memorabili.
Esattamente come il suo diretto predecessore, il comparto audio di Mafia II non ha assolutamente nulla da invidiare a quello delle produzioni cinematografiche più blasonate: al ricchissimo campionamento di suoni ambientali e alle stupende canzoni d’epoca ascoltabili in radio, aggiungiamo il doppiaggio che, se in italiano riesce a raggiungere livelli qualitativi elevatissimi, in madrelingua risulta essere addirittura monumentale (passeggiare per le vie di Little Italy ed ascoltare una coppia di emigranti siciliani che litiga a voce alta mentre il giornalaio enuncia i fatti del giorno sia in inglese che in italiano per i nuovi arrivati, credeteci, è un’esperienza che non ha prezzo).
Commento finale
Conclusasi finalmente la spasmodica attesa per la commercializzazione di Mafia II, abbiamo deciso di prenderci del tempo supplementare per redigere la recensione di un titolo del genere, destinato a scuotere le coscienze di chi ha avuto o avrà la fortuna di giocarlo da qui fino alla fine dei tempi: se, per stessa ammissione degli sviluppatori, il fulcro dell’esperienza videoludica propostaci è rappresentato dal canovaccio narrativo e dall’alternanza discontinua tra gli illuminanti dialoghi alle sparatorie al cardiopalma e tra queste ultime e le fasi meditative a bordo della propria auto (magari anche solo per godersi il panorama notturno dalla collina dell’Osservatorio), l’unica risposta che possiamo darvi in questo caso è che i ragazzi di 2K Czech sono riusciti a colpire nel segno e a dare corpo ai loro sogni, nonostante le spropositate aspettative dell’utenza che, magari, si aspettava di avere tra le mani qualcosa di più di una semplice avventura lineare (meravigliosa si, ma pur sempre lineare) “impacchettata” sottoforma di action dalla giocabilità aperta.
Chi ha adorato il precedente capitolo ed ha così assistito allo stravolgimento che quest’ultimo (assieme a GTA III) ha compiuto nell’allora stantio universo videoludico, sa benissimo che la città di Empire Bay non sarebbe mai stata un parco dei divertimenti ad ingresso gratuito per tutti gli assassini muniti di bazooka, ma una città con i suoi ritmi e le sue regole, una megalopoli stretta dal giogo della malavita organizzata e sconvolta dalla corruzione delle forze di Polizia locale: chiedere quindi agli sviluppatori di “aprirla” al nostro volere con centinaia di futili missioni secondarie è una richiesta che, se fosse stata presa in considerazione e successivamente attuata da chi di dovere, avrebbe minato per sempre la credibilità e la “logica” della campagna principale e dell’intera struttura di gioco.
Chi vuole sperimentare una giocabilità meno ancorata alla campagna principale e vuole darsi alla pazza gioia infischiandosene delle regole sacre che governano il mondo di Mafia II, può sempre provare i contenuti aggiuntivi aventi come protagonista quel mercenario omicida che risponde al nome di Jimmy: chi ha invece scelto di superare tutte le ritrosie e i preconcetti (videoludici e non) sulla storia di Vito Scaletta e sulla natura squisitamente narrativa dell’opera, può comunque andare a colpo sicuro con la certezza di acquistare un prodotto che forse non rimarrà nella storia come il precedente capitolo, ma che di sicuro saprà allietarvi anche dopo averla concluso, e riconcluso, e concluso di nuovo…
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